Joshua: recensione
Domenica scorsa ho finito di
leggere il libro Joshua di Massimiliano Riccardi,
Questo post era in programma da una settimana
sulla mia agenda, ma credetemi quando vi dico che ho l’acqua alla gola e non
riesco ad avere dieci minuti per me.
Come vi ho già detto, quando
compro un libro finisco per ritrovarci qualcosa di me, ed anche in questo libro
è successo.
Mi perdoni l’autore per la
sincerità, forse eccessiva, ma ritengo che le critiche, se costruttive, possano essere d’aiuto per il futuro, perché Massimiliano Riccardi ha le carte
in regola per diventare un vero scrittore.
Esordisco con il dire che la storia
non ha nulla di originale, ma quello che cattura di questo libro è il modo in
cui l’autore descrive i suoi personaggi e li “scopre” fin nel profondo.
La caratterizzazione
è pertanto spettacolare.
La scelta dell’ambientazione, gli Stati Uniti, ha la
sua ragione nella dinamicità del sistema, ma sono rimasta perplessa fin dalle
prime righe. Mi è parso quasi che il libro sia stato scritto appositamente per
essere portato sul grande schermo e, a dirla tutta, si presta a questo fine, a
patto di trovare un regista capace di mettere in evidenza la psicologia dei
personaggi, perché la magia del libro sta tutta qui.
Leggendo è facile stare dalla
parte di chi dà la caccia, ma si finisce anche per provare pena per l’assassino, senza arrivare a giustificarlo, per gli eventi che l’hanno
segnato nell’infanzia; un’infanzia “rubata e tradita” come lo stesso autore la definisce.
Assolutamente commovente
il rapporto con i genitori adottivi e l'ultimo dialogo con la mamma, dove il
protagonista tira fuori tutta la sua umanità, costringendo il lettore a
mettersi nei suoi panni sollecitandolo a riflettere in modo non banale, poiché viene messo ben in evidenza cosa significa avere un'anima spezzata.
Le ultime cinquanta pagine del libro si mangiano in un
boccone. Pagine che si leggono con una visione cinematografica immediata, anzi ci
si sente all’interno del libro e in prima linea nell’azione, da qualsiasi parte
si decida di stare. La parte migliore, che spinge a voler tornare indietro
nella lettura.
Tuttavia, se devo essere sincera (come se non lo fossi stata
già abbastanza!), ritengo la trama nel suo complesso prevedibile, e in certi
punti della storia si giunge senza fatica alla conclusione. Per chi, come me, è
abituato a leggere libri thriller, anche d’oltre oceano, la trama appare come
un mix di storie già sentite.
Quello che sorprende invece è il finale, non negli eventi ma, ancora una volta, nella evoluzione psicologica dei personaggi.
Non mi è piaciuta invece l’impostazione del libro: la prima
parte infatti mette a dura prova la memoria del lettore, perché vengono
ricostruiti i fatti con un salto tra il presente e il passato, che non ho molto
apprezzato, nonostante abbia un’ottima memoria. Si ha infatti la sensazione che
manca qualcosa, forse qualche taglio improprio in una rivisitazione finale.
In conclusione il libro è comunque interessante, e se mi
ponessero la fatidica domanda “ma tu lo consigli?”, risponderei di sì, perché
mi sono ritrovata a sottolineare alcune frasi, e questo lo faccio solo quando
un libro ha qualcosa che mi colpisce.
E vorrei anche incoraggiare Massimiliano
a continuare, sicura che col tempo perfezionerà il suo stile.
Ora vi domanderete cosa ho ritrovato di me stessa in questa
libro.
La risposta per me è scontata, un
po’ meno per Voi. Sono una donna di legge, quindi
mi sento chiamata in causa per almeno tre quarti di libro, ma quello che mi ha spinto
a continuare, lo ripeto, è stata la caratterizzazione dei personaggi.
Dalle
prime righe si scopre subito di che pasta è fatto Stark quando ricorda la sua Savanna,
e Riccardi non delude nel farci conoscere tutti gli altri protagonisti, suscitando
simpatie e antipatie, perché Joshua è solo una pedina per farci comprendere che
il male spesso si nasconde nell’ombra, ed è in grado di sconvolgere la vita di
più esseri umani contemporaneamente.
Altri libri sul comodino?
Si, ben due. Uno mi tocca un po’ da vicino, per una
questione personale che sto vivendo, mentre l’altro è per nutrire il mio lato
creativo, ma riguarda più il mio blog di illustrazioni per il quale ho in cantiere nuove
idee.
Alla prossima!
Ebbene Marina, nonostante le critiche non la considero una recensione negativa, anzi. Da esordiente non posso che essere felice per aver comunque suscitato interesse. Credo proprio che tu abbia colto quello che in realtà era l'intento del romanzo, la trama, questo l'ho detto in tutte le salse anche presentando il libro ( ad esempio cit da quarta di copertina: "Un serial killer spietato e la sua macabra follia, saranno lo spunto per porsi domande fondamentali sulla vita, sull'amore, sull'infanzia rubata e tradita") è stata creata solo per analizzare un certo tipo di psicologia. Ti ringrazio tantissimo per essere stata una mia lettrice. Un abbraccio.
RispondiEliminaAppunto è solo il primo libro, poi arriverà quello col botto 😃
EliminaCmq mi pare che stai riscuotendo successo no?
La mia cmq non è una recensione totalmente negativa, è che non sono stata fulminata 😂
Marina
L'opinione di un lettore è sempre importante. Devo solo accettare, come è giusto, la tua personale valutazione.
EliminaQuanto sei saggio Riccardi!
EliminaCi si legge ...
Ciao
Marina